Tante volte abbiamo sentito storie (al limite dell’incredibile) riguardanti persone che si fingevano morte ed in realtà scappavano all’estero per farsi una nuova identità.
Oggi invece è un cane ad essere protagonista di una vicenda analoga, ovviamente non per sua volontà, ma per mere questioni economiche. Si tratta di un cucciolo di razza maltese venduto ad una famiglia di Lodi convinta di acquistare non solo un cane con l’età minima per essere separato dalla propria cucciola (tre mesi e 21 giorni), ma che questo fosse nato in Italia. Le forze dell’ordine hanno fatto degli accertamenti che hanno smentito questa versione dei fatti e che ha portato in tribunale il commerciante ed il veterinario presso il quale era in cura il piccolo quattrozampe.
Il cane al centro della vicenda giudiziaria proveniva da un allevamento dell‘Ungheria ed era stato dichiarato morto poco tempo prima di espatriare in Italia ed essere venduto alla famiglia, probabilmente con tale stratagemma non solo si accorciava il tempo di permanenza del cucciolo con la madre ed il resto della nidiata (nell’Est Europa non sono previsti i tre mesi e mezzo stabiliti dalla legge italiana) e quindi una prematura vendita dello stesso, ma soprattutto gli introiti per il commerciante erano maggiori. La vicenda è stata smascherata per una svista: l’animale aveva mantenuto lo stesso microchip che aveva in Ungheria, il quale attestava che la nascita del piccolo era avvenuta il 22 Dicembre e non il 29 Ottobre come era stato fatto credere agli acquirenti.
Secondo la pubblica accusa non era possibile che il commerciante ed il veterinario referente non fossero a conoscenza del raggiro e per questo, previo patteggiamento, entrambi sono stati condannati: il primo a nove mesi di detenzione, il secondo a sei.
Via | anmvioggi