La caccia alle balene per motivi “scientifici” in Antartide è contraria ai trattati internazionali. Lo sancisce una storica sentenza del tribunale dell’Aja, che risolve il contenzioso sollevato nel 2010 dall’Australia contro il Giappone, accusato di nascondersi dietro ai “fini scientifici” per praticare una “mera attività commerciale”, vietata dalla moratoria del 1986.
Il giudice Peter Tomka, nel corso dell’udienza, che si è tenuta nel Tribunale della Pace, ha dichiarato:
?Il Giappone deve revocare i permessi, le autorizzazioni o le licenze già rilasciate nell?ambito del Jarpa II (il piano sulla ricerca, ndr) e non concedere eventuali nuove licenze nell?ambito dello stesso programma?
Piena soddisfazione da parte di tutte le associazioni che si battono quotidianamente per i diritti di questi ed altri animali, in primis del direttore scientifico dell’ENPA Ilaria Ferri:
«Esprimo la mia più profonda gratitudine ai giudici dell’Alta Corte che con questo verdetto hanno finalmente ripristinato la legalità internazionale, schierandosi dalla parte delle balene, della biodiversità, della vita. Auspico che il Governo giapponese tenga fede alle sue promesse e, come annunciato, rispetti il verdetto dell’Aja fermando una volta per tutte il programma di caccia alle balene in Antartide. Diversamente, ogni azione dell’Australia e di ogni altro Paese, tesa al rispetto di questa sentenza sarà più che legittimata.»
In Giappone, il piano di ricerca Jarpa II è attivo dal 2005, provocando l’uccisione di 3600 balenottere minori con risultati scientifici ad oggi limitatissimi. La speranza è che questo insensato, incosciente e ora illegale “sterminio del mare” cessi con effetto immediato.