In Sardegna alcuni allevatori di suini stanno protestando contro le sanzioni applicate dalle Asl nella lotta alla peste suina africana: l’accusa è che le direttive non vengano interpretate correttamente.

La vicenda è nata da alcune dichiarazioni di Valerio Ecca, presidente del Consorzio produttori suini di razza sarda, il quale sosteneva che i veterinari incaricati di controllare le aziende avessero sanzionato ingiustamente alcuni allevatori, in quanto avevano applicato male le norme per contrastare il morbo suino. Secondo Ecca le Asl hanno attuato in modo sbagliato tali norme perché ne hanno dato  un’interpretazione sbagliata. Ecca, per dimostrare che sono le Aziende Sanitarie del luogo a sbagliare, ha mostrato come in situazioni analoghe riferite ad altri territori non siano state applicate le stesse norme.

Le Aziende Sanitarie però non accettano tali accuse ed affermano di eseguire solo le normative in materia; inoltre è stato annunciato che verranno intraprese azioni legali contro coloro che tacciano di imparzialità l’operato delle Asl.

In un’intervista il direttore generale Francesco Pintus ha spiegato la linea seguita dall’azienda:

L’impegno del servizio veterinario per la regolarizzazione delle aziende suine è riassunto nei dati dell’attività che, solo tra il primo gennaio e il 30 aprile di quest’ anno, ha riguardato 63 incontri di formazione e aggiornamento, 34 prescrizioni alle aziende ed altrettante dichiarazioni di non conformità a seguito di controlli ufficiali. Il confronto con gli allevatori e gli amministratori è destinato a intensificarsi nel mese di giugno, termine entro il quale dovrà essere completato il censimento delle aziende non presenti nella banca dati nazionale e non ricadenti in zone di sorveglianza per focolai di peste suina africana.

Gli allevatori che non si adegueranno nei termini prescritti rischia di non poter più condurre la propria attività e c’è il rischio che diversi di questi allevatori portino avanti la propria attività clandestinamente.

Via| anmvioggi.it