Green Hill, il tristemente noto allevamento di cani beagle destinati alla sperimentazione scientifica, era stato chiuso nell’estate del 2012 e dopo circa tre anni è terminato l’iter processuale promosso dalla Procura di Brescia che ha condannato tre degli imputati con una sentenza storica.
Green Hill è sempre stato sotto la lente d’ingrandimento degli animalisti, i quali hanno presentato diversi esposti e proteste nei confronti dei gestori e proprietari dell’allevamento, ritenendo disumani i metodi applicati nei confronti dei cani. Nell’aprile 2012 alcuni attivisti hanno fatto irruzione nella struttura (dal 2010 faceva parte del Marshall Farm Group) liberando dalle gabbie alcune decine di quattrozampe, sul web sono state pubblicate diverse foto raffiguranti i cani che oltrepassano la recinzione di filo spinato tra le mani dei protestanti, ormai divenute simbolo di una lotta contro la sperimentazione animale e il maltrattamento dei cani.
Le persone coinvolte nel blitz vengono però processati con accuse gravi come furto, violazione di domicilio, danneggiamento e rapina. Ha inizio così l’iter processuale che inizialmente vede gli animalisti dalla parte del torto per essersi introdotti nello stabilimento, aver prelevato i beagle e arrecato danni alla struttura, però dopo il sopralluogo nell’allevamento (eseguito su richiesta dell’avvocato degli animalisti) ciò che emerge è assai diverso: il perito scrive due pagine in cui descrive gli ambienti in cui erano allevati gli animali, chiaramente fuori dagli standard previsti per il loro benessere dalle leggi italiane. Il magistrato dà avvio ad un nuovo processo, questa volta per maltrattamento e uccisione immotivata di animali e nel banco degli imputati finiscono Ghislane Rondot co-gestore di Green Hill, Renzo Graziosi veterinario, Roberto Bravi direttore e Bernard Gotti co-gestore dell’allevamento. Il giudice procede col sequestro cautelativo delle strutture e la custodia degli animali viene temporaneamente affidata ai volontari della Lav.
Lo scorso 23 Gennaio finalmente si giunge al termine del processo, con la condanna ad un anno e sei mesi per Ghislane Rondot e Renzo Graziosi, ad un anno per Roberto Bravi e l’assoluzione per Bernard Gotti. Secondo l?accusa sarebbero stati 6.023 i cani beagle morti all?interno di Green Hill dal 2008 al 2012 contro i 98 morti successivamente al sequestro dell?allevamento. Il tribunale ha inoltre disposto un risarcimento di trentamila euro per la Lav, disponendo anche il divieto per i condannati di allevare cani per i prossimi due anni.
Gianluca Felicetti, presidente della Lav, ha dichiarato:
«La sentenza di condanna di Green Hill è un riconoscimento a tutte e tutti coloro che in tanti anni hanno partecipato a manifestazioni a Montichiari e in tante altre parti d’Italia e del mondo, hanno digiunato, firmato petizioni, realizzato inchieste giornalistiche, presentato denunce, scavalcato barriere fisiche e ideologiche che difendevano l’indifendibile».
Via | lettera43