E’ giusto che una Onlus privata, rifugio di animali, chieda ai veterinari di prestare servizio sottopagati e in ambulatori improvvisati senza alcun rispetto delle norme igienico-sanitarie?
L’ANMVI crede di no e dalla prima pagina del settimanale diretto dall’associazione, si viene a conoscenza di una triste realtà che coinvolge sempre più professionisti e che ottiene il placido accordo delle autorità locali: le prestazioni veterinarie a costi stracci dentro ambienti creati nei rifugi per animali abbandonati e nei canili. “I servizi veterinari, pubblici o privati, sono erogabili esclusivamente in strutture autorizzate e rispondenti ai requisiti minimi strutturali previsti dall’ordinamento veterinario”, questo è quanto disposto dalla legge, ma evidentemente non conforme alle realtà territoriali.
La polemica è scoppiata dopo una segnalazione anonima giunta all’ufficio stampa dell’ANMVI, nella quale un veterinario denunciava un rifugio della sua città che si è munito di un ambulatorio con tanto di ecografo ma… senza medico! I medici veterinari dovrebbero offrirsi spontaneamente come volontari della struttura per ricevere forse un piccolo indennizzo per il disturbo, una mancia insomma. I prezzi che questa struttura “vanta” di avere sono un quarto di quelli che i liberi professionisti propongono nei loro studi. Il dramma della vicenda è che purtroppo c’è sempre qualcuno che, forse spinto dalla propria morale o dall’amore per gli animali, cade all’inganno e si presta all’indegno ruolo che, non solo sminuisce il valore professionale, ma denigra i colleghi “avidi e ingordi” che applicano invece la cifra intera per i loro clienti.
Servirebbe un piano nazionale per la medicina veterinaria di base fatta da una rete di strutture veterinarie private, con parametri tariffari idonei, requisiti minimi strutturali e regolare autorizzazione sanitaria. Il decreto legge c’è, noi aspettiamo che sia applicato.
Via | anmvioggi