Dopo la campagna della Merkel, la quale nei comizi elettorali affermava con forza di essere contraria alla clonazione a scopo alimentare e al consumo di prodotti derivati da animali clonati, adesso è l’Europa a dire no alla “carne in provetta”. Nonostante gli accordi sempre più vicini tra Stati Uniti ed EU in favore del libero commercio e scambio di merci il vecchio continente non ne vuole sapere di portare in tavola carne di animali ottenuti mediante clonazione.
La norma sarà presentata a breve alla Commissione Europea e molti di noi potrebbero sentirsi tutelati e al sicuro dalla carne ottenuta in laboratorio ma, purtroppo, non è così.
Il divieto di importazione e consumo di animali clonati, infatti, è valido solo per la prima generazione. Nessuna etichetta contraddistingue gli animali creati in laboratorio ed è ancora peggio per i loro discendenti. Senza sfociare nell’allarmismo è plausibile credere che potremmo trovare sulle nostre tavole i “figli” degli animali clonati con tutte le problematiche sanitarie che ciò comporta. I dubbi sullo stato di salute dei discendenti degli animali clonati, infatti, sono molti. Proprio per questo il parlamento tedesco ha proposto un ampliamento della normativa europea al fine di inserire l’ obbligo di riconoscimento per gli animali ed i prodotti animali che sono stati generati da esseri creati in laboratorio. Finora ciò non è stato fatto per motivi economici ed in un certo senso diplomatici ma ora, alla vigilia dell’apertura del mercato agli USA si sente il bisogno di correre ai ripari. Attendiamo di conoscere gli esiti della proposta tedesca cercando di non pensare al motivo per cui nazioni dalle pianure immense e dai pascoli sterminati debbano ridursi a creare bovini in provetta.
Via | giornalettismo.com