La sindrome di Horner si riferisce ad una condizione patologica del gatto caratterizzata da miosi( diminuzione del diametro della pupilla), enoftalmo (spostamento del globo oculare verso l’interno), anisocoria (disuguaglianza del diametro delle pupille), prolasso della terza palpebra e ptosi palpebrale (palpebra calante) presenti singolarmente o, nei casi più gravi, in maniera associata.
Ferite da morso, tiroidectomia, avulsione dei plessi cervicale o brachiale, otite media, polipi rinofaringei, neoplasie del mediastino, danni al midollo spinale a livello di T1-T3, traumi al collo, danni retrobulbari, neuropatie periferiche posso essere tutte cause della sindrome.
Il fatto che le cause siano così numerose tuttavia, non deve ingannarci in quanto esse sono connesse alla vera origine di questa sindrome e cioè ad un danno a livello dell’innervazione simpatica dell’occhio, responsabile della dilatazione della pupilla. Il danno provoca sia la perdita del tono della muscolatura liscia e la dilatazione vasale a livello della zona periorbitale e delle palpebre, sia uno squilibrio nella relazione tra sistema simpatico (nervo trigemino) e parasimpatico (nervo oculomotore) per quel che riguarda la dilatazione-costrizione delle pupille (da qui l’anisocoria e la miosi).
La visita clinica è fondamentale quando si sospetta una sindrome di Horner la quale non produce dolore nell’occhio interessato e questo ci permette già di iniziare una diagnosi differenziale con patologie quali uveite o danno corneale. Altre possibili patologie possono essere escluse mediante le moderne tecniche di diagnostica per immagini(RM e TAC) o ricorrendo a radiografie. Escluse le maggiori diagnosi differenziali possiamo effettuare una prova farmacologica per renderci conto dell’effettiva gravità della sindrome, somministrando fenilefrina (provoca dilatazione della pupilla detta midriasi) all’ 1% considereremo i tempi di risposta in maniera direttamente proporzionale alla gravità del danno all’innervazione simpatica.