La Rabbia è una malattia infettiva molto contagiosa, caratterizzata da sintomi neurologici. Colpisce tutti i mammiferi compreso l’uomo ed è, pertanto, una zoonosi. Nei soggetti colpiti la letalità del virus è elevatissima con l’unica eccezione dei pipistrelli i quali sembrano tollerare il virus meglio di qualsiasi altro animale a sangue caldo.
Il virus e la sua diffusione
L’agente eziologico è un Lyssavirus, appartenente all’Ordine dei Mononegavirales, famiglia Rhabdoviridae. Sono stati classificati 7 genotipi di Lyssavirus, i quali provocano sintomi del tutto sovrapponibili a quelli presenti nella malattia più conosciuta, sono, dunque, anch’essi agenti della Rabbia, altri 4 Lyssavirus, inoltre, presenti nei pipistrelli euroasiatici sono stati inseriti nell’elenco dei virus rabbia – correlati.
Per quanto concerne la diffusione geografica, ad eccezione dell’Islanda, il virus è presente, o comunque, è stato presente, in ogni parte del mondo. In Italia, le zone interessate dal virus erano quelle vicine ad Austria e soprattutto Slovenia, questi due stati infatti registrano un’elevata presenza di volpi, animali che veicolano il virus, in quanto fungono da serbatoio dello stesso. Mi sono espressa usando il passato in quanto il Friuli Venezia Giulia, le Province Autonome di Trento e di Bolzano, e, finalmente, dall’inizio di quest’anno anche il Veneto, sono ufficialmente indenni da questa malattia. Ricordo che l’indennità dalla Rabbia è giudicata accettabile quando da 2 anni non si verificano casi autoctoni della malattia.
Per quel che concerne il contagio, bisogna necessariamente effettuare una distinzione tra ciclo silvestre e ciclo urbano. Il primo (silvestre) è ovviamente relativo agli animali che vivono liberi in un ambiente naturale e dunque extraurbano, volpe, procione, chirotteri, mangusta e così via. Il secondo (urbano) riguarda gli animali randagi che vivono in strada, ma anche quelli di proprietà.
Il virus è presente nella saliva e mediante questa viene diffuso, principalmente attraverso il morso (nei pipistrelli il virus è presente anche nelle feci, dunque si può contrarre maneggiandole o inalandole, in questo ultimo caso, tuttavia, è necessaria una massiva concentrazione di animali in un ambiente con minimo ricambio d’aria, una grotta per esempio).
Al contagio non segue sempre malattia manifesta, poichè è possibile che il virus abbia una concentrazione insufficiente e dunque non riesca ad estendersi oltre la sede di inoculo, oppure vi è la presenza di anticorpi neutralizzanti che non permettono al virus di giungere fino al sistema nervoso).
Perchè il virus raggiunga la massima violenza sono necessarie, in primis, un’elevata concentrazione dello stesso ottenuta mediante numerosi morsi, inoltre, se i morsi interessano zone molto innervate, la possibilità aumenta in maniera esponenziale.
Una volta penetrato il virus replica in sede muscolare e si dirige verso il Sistema Nervoso Centrale. Ciò è possibile mediante una migrazione centripeta attraverso i nervi, a sua volta seguita dalla localizzazione del virus nei recettori neuromuscolari e neurotendinei, progressione passiva lungo l?assone, replicazione del virus nei gangli spinali, poi lungo il midollo spinale fino all’encefalo. A questo punto vi è una replicazione nelle cellule del corno d?Ammone e nelle cellule del Purkinie con invasione di tutto l?encefalo e la replicazione finale nelle cellule della Glia. Questo processo è seguito da una migrazione centrifuga che porta il virus fino ai nervi periferici, alle ghiandole salivari (dalle quali è eliminato scatenando il contagio tramite morso) e, a poco a poco, alla muscolatura di tutto l’organismo.
Il tempo di incubazione va dai 10 ai 180 giorni, nella maggioranza dei casi la malattia insorge 1- 3 mesi dopo l’incubazione.
Sintomatologia
Le fasi della malattia sono fondamentalmente 3: prodromica, clinica evidente furiosa e clinica evidente paralitica, scissa o meno da una quarta forma, la rabbia muta. In fase prodromica si possono riscontrare anoressia, ipertermia e alterazioni del comportamento che possono rendere animali solitamente docili aggressivi, e, al contrario, animali selvatici privi di timore nel contatto con l’uomo. Nel giro di 2-3 giorni vengono coinvolti il sistema limbico, rabbia furiosa, e il tronco encefalico, rabbia paralitica. Nella forma furiosa riscontreremo ipereccitabilità, inquietudine ed irrequietezza, polipnea, pica, ululati, scialorrea e manifestazioni di violenza verso altri animali.
Nella forma paralitica, sonnolenza e depressione sono seguite da una progressiva paralisi muscolare che provoca un cambiamento gutturale nel tono di voce ed un’impossibilità di deglutire per interessamento dei muscoli della glottide, l’animale, pur avendo sete non riuscirà a bere e la paralisi dei masseteri provocherà un’apertura involontaria e costante della bocca. In 4-5 giorni la condizione dell’animale subirà un nettissimo peggioramento che porterà, infine, a morte per paralisi muscolare che, partendo dagli arti posteriori, arriverà fino ai muscoli respiratori impedendone il funzionamento.
La diagnosi
La diagnosi differenziale della Rabbia non è semplice, in quanto, molte malattie, mostrano segni compatibili con lo stato rabico. Nel cane, per esempio, è necessario distinguere la Rabbia dal Cimurro, dalla Toxoplasmosi, dall’intossicazione da piombo o altre sostanze neurotossiche.
Una diagnosi di certezza è possibile inviando al laboratorio l’encefalo, la saliva e le ghiandole salivari nonchè il sangue dell’animale sospettato di esser morto per Rabbia. Le analisi che verranno effettuate saranno Test Elisa, Immunofluorescenza diretta, PCR e, infine, l’isolamento virale su colture cellulari. La ricerca sui corpi del Negri ha valore esclusivamente in caso di positività.
Legislazione
Per quel che concerne l’aspetto legislativo, le misure preventive e quelle da prendere in caso di sospetto o positività devono essere seguite molto attentamente, in quanto, a differenza di altre zoonosi, nel caso in cui un essere umano contragga la Rabbia, le possibilità di sopravvivenza sono davvero minime.
Per quel che concerne le misure preventive della Rabbia Urbana è necessario:
- riconoscimento dei cani mediante un’anagrafe canina
- estendere la lotta al randagismo
- utilizzare guinzaglio e museruola se l’animale si trova in luoghi pubblici o mezzi di trasporto
- denunciare al sindaco e alla ASL competente per il territorio la fuga del proprio animale domestico
- denunciare al sindaco e alla ASL competente per il territorio qualsiasi comportamento anomalo riscontrato nell’animale che sia riconducibile alla Rabbia
- monitorare il gattili
- seguire rigorosamente gli obblighi di vaccinazione
Nel caso che vi sia pericolo di focolai di Rabbia Silvestre, è necessario:
- delimitare le aree infette per un’estensione di almeno 50km dal fronte di avanzamento della malattia
- vaccinare obbligatoriamente i cani che saranno condotti a passeggio nelle zone extraurbane e, salvo deroghe, condurli esclusivamente al guinzaglio
- vaccinare animali da reddito che vivono o pascolano nelle zone a rischio
- vaccinare volpi
- divieto di movimentazione di animali non vaccinati
- divieto di contatto tra persone e animali selvatici
- divieto di caccia alla volpe
- informare le attività competenti di qualsiasi carnivoro selvatico trovato morto
Allorchè queste misure non risultassro sufficienti e si verificasse un morso:
- l’animale morsicatore, se noto, deve essere isolato e tenuto in osservazione per 10 giorni (se l? animale morsicatore è rabido ed infettante al momento della morsicatura, entro 10 gg svilupperà la malattia nelle caratteristiche fasi), il sequestro e l’isolamento possono avvenire all’interno di strutture pubbliche, o, su richiesta del proprietario private. Il primo controllo dell’animale si svolge immediatamente dopo il morso e il secondo 10 giorni dopo
- se il morsicatore è randagio si estende il periodo di osservazione a 6 mesi
- gli animali morsicati da altri animali identificati debbono sottostare al periodo di osservazione di 10 giorni
- gli animali morsicati da altri animali randagi o non identificati debbono essere messi in osservazione per 6 mesi, 4 mesi per animali da reddito; il periodo è riconducibile a 3 mesi se l’animale viene vaccinato entro 5-7 giorni nel caso di morsicature alla testa o ad altre parti del corpo, o a 2 mesi se l’animale è già stato vaccinato in precedenza
- se un animale viene morso da un altro animale sicuramente infetto viene immediatamente abbattuto
- se un uomo viene morso da animale sicuramente affetto da Rabbia deve immediatamente sottoporsi a profilassi post-contagio
- nei paesi non indenni il vaccino per l’uomo è utilizzato nei casi di morso o in determinate professioni
Nelle zone dove sono stati constatati casi di rabbia i cani devono essere condotti unicamente al guinzaglio per 60 giorni e i cani accalappiati, se non soppressi, devono essere sequestrati per 6 mesi (2 se vaccinati). Valgono, inoltre, le norme di prevenzione di base sopracitate.
Vaccinazione
Il vaccino per la Rabbia si effettua a partire dai 3 mesi di vita ed ha richiamo annuale. Nel caso in cui, tuttavia, l’animale debba essere movimentato le regole sono differenti. Il Regolamento CEE numero 998 del 2003 impone che cani, gatti e furetti possano essere spostati attraverso gli stati membri solo se:
- siano identificati mediante tatuaggio o microchip elettronico
- siano scortati da passaporto
- siano stati vaccinati per la rabbia, con prodotti autorizzati, almeno 30 giorni prima del viaggio
- nel caso in cui il cucciolo abbia età inferiore ai 3 mesi può essere ammesso in uno stato membro, a condizione che, sia dimostrabile, l’assenza di precedente contatto con il virus in quanto vissuto in luogo riparato da animali selvatici, il cucciolo, inoltre, deve essere accompagnano dalla madre
In alcuni paesi, Malta, Regno Unito, Svezia, Irlanda, sono presenti numerose restrizioni a questo regolamento.